INTERVISTA A CARMEN GIANNATTASIO

15.05.2020

Venerdì 15 maggio abbiamo intervistato in diretta instagram uno dei più grandi soprani: Carmen Giannattasio!


COME SI SENTE QUANDO SALE SUL PALCO?                                                                                                                                Una grande emozione e una grande paura, è come un salto nel buio, non sai cosa ti aspetta, per cui la tensione è tanta. La paura si vince dopo molti anni però per i primi minuti rimane sempre. Poi c'è un'emozione grandissima che si condivide con il pubblico e alla fine si è grati al pubblico per tutto quello che si ha provato. Attenzione, però, l'ansia c'è sempre e tutti hanno bisogno di un in bocca al lupo! Ci sono anche le giornate in cui non ci si sente bene e si hanno dei problemi personali, ma questi problemi vanno lasciati in camerino e sul palco ci si dona agli altri, non c'è spazio per i problemi che si possono avere.

COME E' INIZIATA LA SUA PASSIONE? COME HA SCOPERTO IL SUO TALENTO?                                                                         Io nasco come pianista e fu la mia insegnante a farmi notare che avevo una voce impostata di natura. Mi consigliò di andare al Conservatorio, ma a me non piaceva l'opera! Pensavo che la musica lirica non fosse quella vera, pensavo che la musica vera fosse solo quella di Bach, Shubert, Shumann... però poi ho capito che l'opera è un modo diverso per fare musica ugualmente bello che ci dona tantissime emozioni, perché l'opera mette insieme moltissime cose: canto, recitazione, musica dal vivo...


OGGI SI VEDONO SEMPRE PIU' CANTANTI SALTARE LE TAPPE ED ARRIVARE AI GRANDI TEATRI. NON CREDE SIA UN PERCORSO PERICOLOSO?                                                                                                                                                            Dipende da quanto si vuole far durare la propria carriera. Indipendentemente dalla bravura, a vent'anni non si dovrebbe accettare di cantare Tosca, perché non si è pronti dal punto di vista dell'esperienza, non si conoscono i trucchi del mestiere e il corpo non è pronto ad affrontare grandissimi ruoli. Non è rischioso dal punto di vista vocale, ma manca completamente l'esperienza.

 
COME SI E' EVOLUTA LA SUA CARRIERA?                                                                                                                              Conobbi Leyla Gancer prima di finire gli studi al Conservatorio, la quale mi portò alla Scala e feci il concorso per entrare all'Accademia. Poi ci furono una serie di coincidenze e fortune che bisogna saper cogliere. Ho vinto anche il concorso Operalia, che mi ha dato più opportunità.

QUALI SONO LE OPERE CHE PREFERISCE?
Prediligo il repertorio veristico, amo molto Puccini e sto preparando nuovi ruoli per quando il Covid ci avrà lasciati: ci sarà Fedora, Adriana Lecouvrer, Madama Butterfly... Ci sono anche titoli del belcanto che ho amato tantissimo, come Norma, una delle mie opere preferite che considero più complete, c'è un mondo dentro: amore, tradimento, odio, perdono; e quindi posso dire che la mia opera preferita è proprio questa.


COSA NE PENSA DELLA TRASPOSIZIONE SCENOGRAFICA DI OPERE IN UN PERIODO DIVERSO DA QUELLO ORIGINALE?  Io non sono assolutamente a favore delle opere fatte sempre nello steso periodo. Penso che ci siano delle opere che si adattano molto bene alla modernità, altre meno e poi dipende anche della visione e dalla bravura del regista. Ci sono bravissimi registi che sono capacissimi di trasporre l'opera in chiave moderna. Opere come Butterfly, o anche Norma, raccontano di sentimenti che non cambiano con il passare degli anni: l'amore è amore nel 2000, come lo era nel '700, nell'anno 1000 e nell'antica Roma; quindi vengono valorizzati dei sentimenti immortali e per questo sono facilmente modernizzate. Poi ci sono anche delle trasposizioni fatte malissimo che sono da evitare e da eliminare.

 
QUALI SONO LE PRODUZIONI CHE RICORDA PIU' FELICEMENTE?
Ricordo molto felicemente tutte le produzioni con i grandissimi registi, come Carsen e La Fura dels Baus, dai quali ho imparato moltissimo e ogni volta che lavoro con loro è sempre un grande piacere! Le produzioni che ho amato sono tantissime e tutte per motivi diversi, per citarne una, il Trovatore ad Amsterdam, regia de La Fura dels Baus, con dei megaliti che si muovevano, inoltre mi è piaciuto molto lo stile che era stato attribuito a Leonora, rappresentata come una donna forte e valorosa. Sono tante quelle che ho odiato, però ho sempre cercato di interpretare al meglio, perché se io non credo nei sentimenti e in quello che dico, non arriverà mai niente al pubblico.

 
COME STUDIA UN NUOVO RUOLO?                                                                                                                                            Comincio dalla fonte letteraria, poi passo al libretto e allo spartito, leggendo anche le parti dei miei colleghi per inquadrare bene il tutto. Dopo aver imparato la parte, confronto le mie idee musicali con quelle di altri grandi cantanti. Quando si hanno delle idee proprie, è bellissimo ascoltare gli altri, per prendere spunto ed ispirarsi. All'inizio degli studi l'ascolto dei grandi cantanti è fondamentale, c'è il dovere di farlo, quando si è un artista formato è normale che si abbia il proprio modo di interpretare, ma il confronto è fondamentale per un'artista.

 
COME VEDE IL FUTURO DELL'OPERA?                                                                                                                                              Mi auguro di tornare in teatro il prima possibile. I teatri saranno gli ultimi luoghi ad aprire e quindi quando tornerò a cantare vorrà dire che saremo usciti da questo periodo. Siamo in una situazione terribile che ci ha spiazzati e spero veramente di uscirne il più presto possibile! Possiamo supporre molto, ma non saremo mai sicuri, intanto dobbiamo appoggiarci alle persone competenti.

Grazie mille a Carmen Giannattasio per aver risposto alle nostre domande, è stato un piacere ed un onore!


Giovanni Zambon, maggio 2020

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