TEATRO FILARMONICO: LA RONDINE

18.02.2024

Nel 1924, esattamente cento anni fa, veniva a mancare uno dei più grandi compositori di sempre: Giacomo Puccini (22 dicembre 1858- 29 novembre 1924). Questo è dunque l'anno delle celebrazioni del centenario e tutti i teatri lo ricordano dedicandosi alla messa in scena dei suoi titoli. È quanto è accaduto anche a Verona al Teatro Filarmonico, dove nel mese di febbraio l'opera "La rondine" è stata protagonista della stagione d'opera per quattro appuntamenti, regalando al pubblico un piccolo gioiello poco conosciuto. Le celebrazioni continueranno poi quest'estate nel 101esimo opera festival, che si aprirà con "Turandot" l'8 giugno, per proseguire poi con altri titoli pucciniani come "La bohème" e "Tosca".

L'opera che è stata proposta al Filarmonico, "La rondine", è riuscita a onorare la memoria del maestro, nobilitando una partitura poco eseguita, poco conosciuta e a lungo tempo discriminata anche dagli studiosi di storia della musica. Eppure, quella che è stata definita impropriamente come "operetta", presenta dei tratti fondamentali della scrittura pucciniana e rappresenta sicuramente una tappa fondamentale per la produzione successiva. La composizione si colloca tra il 1913 e il 1916, dunque poco dopo "La fanciulla del west" e in contemporanea a "Il tabarro". La composizione venne effettivamente definita inizialmente "operetta" dall'autore stesso, che si dichiarava insoddisfatto della struttura drammatica dell'opera, ritornando a ritoccarne la musica e le parole più volte. Ma non deve trarci in inganno la presenza quasi costante del ritmo di danze, tra valzer e polke di vario genere: non si tratta di musica superficiale, ma di un preciso strumento drammatico che ha l'obiettivo di realizzare attorno allo spettatore il clima che respirava Magda nel suo salotto e nel bar Bullier. L'argomento non ha nulla a che fare con quello tipico delle operette di Strauss o von Suppé: la situazione è ben più drammatica, gli echi di quelle danze risuonano nella testa di Magda quando si trova in Costa Azzurra e la convincono a ritornare alla sua vita parigina, e forse l'arrivo di Lisette e Prunier nella casa dei due amanti simboleggia un mondo che tenta la protagonista anche quando crede di vivere nella massima felicità ed è convinta di aver trovato l'amore vero. È Magda che sceglie spontaneamente di allontanarsi e di lasciare l'amante, e lo fa come se già inizialmente fosse consapevole del destino di quel loro amore, tanto passionale quanto fugace. Insomma, più che un'operetta, vista l'introspezione psicologica che Puccini mette in atto tramite la musica nei confronti di Magda, "La rondine" pare essere più che altro un dramma, e, alla luce della scelta che certo pesa alla protagonista -ma forse non così tanto, nulla le avrebbe impedito di restare- Puccini sembra guardare verso la principessa di gelo.

Tutti i caratteri del personaggio di Magda appena analizzati sono stati mirabilmente portati nel palcoscenico al teatro filarmonico da Mariangela Sicilia, che già dalla sortita con "Chi il bel sogno di Doretta" ha convinto il pubblico con la sua voce ricca di armonici e ben proiettata, tanto da meritarsi ovazioni e lunghi applausi sia dopo l'aria che al termine della rappresentazione. Nel corso della recita, il soprano ha confermato le aspettative che aveva creato nel pubblico grazie alla voce sempre omogenea, alla grande attenzione al fraseggio e grazie ai colori a cui ha saputo piegare la propria voce. Dal punto di vista della caratterizzazione del personaggio, ancora una volta il soprano ha centrato l'obiettivo, portando in scena una Magda sì frivola e leggiadra, ma anche capace di grandi passioni e sensibile ai dolci accenti di Ruggero.

Accanto a lei, Galeano Salas porta sul palco un personaggio in perfetta forma vocale e fisica. La voce pare essersi plasmata sul personaggio di Ruggero tanto gli accenti ne sono in sintonia: ogni frase, ogni nota, riflette, grazie ad una voce dal bel timbro tenorile, omogenea in tutti i registri -con acuti particolarmente squillanti- la tenerezza e il romanticismo di Ruggero, che fin dal primo momento sembra essersi perso negli occhi di Magda. Non a caso, la coppia è particolarmente in sintonia ed è applaudita con generosità dal pubblico estasiato.

Convince anche Matteo Roma nei panni di Prunier per l'ottima caratterizzazione del personaggio supportata da una voce fresca e leggera come ben si addice al personaggio, e, a fianco a lui, Eleonora Bellocci quale Lisette, che raccoglie entusiasmo dal pubblico per la voce brillante e vivace, sempre agile e mai pesante, oltre che per la grande capacità di muoversi in scena e suscitare simpatica per il suo personaggio.

Buone le seconde parti con Gëzim Myshketa (Rambaldo), Amelie Hois (Yvette/Georgette), Sara Rossini (Bianca/Lolette) e Marta Pluda (Suzy/Gabrielle).

Alla guida dell'orchestra, Alvise Casellati punta ad una lettura coerente e pulita della partitura, uscendo dalla recita con successo per la ricerca della vena più poetica e passionale che percorre il titolo pucciniano. Gli risponde bene l'orchestra, ben amalgamata nei timbri e nelle intenzioni, e il coro, preparato da Roberto Gabbiano, sempre puntuale e sonoro.

Il nuovo allestimento proposto dalla Fondazione Arena di Verona, realizzato in collaborazione con la Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara, è stato affidato a Stefano Vizioli, che concepisce uno spettacolo pulito e lineare, caratterizzato da pocho elementi di scena e alcuni sfondi per il salotto di Magda, prima il "nudo disteso" di Amedeo Modigliani, poi una proiezione del simbolo di Parigi nel mondo, la torre Eiffel. Buone e coerenti le scene di Cristian Tarraborrelli, corretti i costumi di Angela Buscemi, funzionali le luci di Vincenzo Raponi.

Particolarmente piacevoli le coreografie per il secondo atto di Pierluigi Vanelli, ben eseguite dal corpo di ballo della Fondazione Arena di Verona.

Al termine della rappresentazione grande successo per tutti i protagonisti dello spettacolo, con il pubblico gremito che estasiato ha applaudito senza indugio un titolo che ci auguriamo venga proposto più spesso.

La recensione si riferisce alla recita di domenica 18 febbraio 2024.

Giovanni Zambon

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